lunedì 31 maggio 2010

intervento agli stati generali: water front

L'approccio che intendiamo dare al nostro contributo vuole essere il più possibile motivato. E pertanto intendiamo definire il campo. A nostro avviso, perchè ci possa essere sviluppo si devono tenere in considerazione:
1)trasparenza e regolarità dei rapporti contrattuali tra gli individui che compongono la comunità che intende proiettarsi verso lo sviluppo e quanti vengono a contatto con questa;
2)Infrastrutture e servizi adeguati ed efficienti per supportare lo slancio verso lo sviluppo.
3)Capacità di Pre-visione dello sviluppo.

1)In teoria a Catania è tutto a posto, in riferimento alla regolarità dei rapporti contrattuali. In realtà in questa città, oltre ai parcheggi in doppia e tripla fila, abbiamo l'incapacità strutturale a garantire l'esposizione dei prezzi delle merci nelle vetrine, la garanzia del rispetto delle norme sul peso degli alimenti. Salendo di livello, possiamo parlare della nebulosità delle tariffe dei servizi e l'impossibilità materiale di difendersi da eventuali abusi o illegittimità.
2)I servizi non sono adeguati, ad oggi, per supportare qualsivoglia progetto di sviluppo. Meno grave è il discorso delle infrastrutture, sul quale si incentra invece il dibattito maggiore. Sull'inefficienza, sappiamo che non solo i servizi sono inefficienti, ma non è stato impostato alcun ragionamento serio e concreto di miglioramento e adeguamento, capace di armonizzarsi con un eventuale processo di sviluppo.
3)Pre-visione: qui il discorso è particolarmente complesso. Dobbiamo pensare al water front catanese come grande opera per la città o per il turismo? Mentre pensarlo ai fini interni, per la città, può essere inutile ai fini dello sviluppo e del turismo, pensare al water front in chiave turistica può essere un modo per dare ai catanesi una città migliore.
E ora alcuni numeri ovvero stime ragionevoli che possano dare contenuto ad un investimento sicuramente importante.
L'ipotesi è quella di un water front basato sul principio che la ferrovia non sia più dentro la città, il che porta lo spazio disponibile capace di accogliere almeno 500 piccole imprese turistiche e commerciali con una media di fatturato a regime di 200.000 Euro.
Queste imprese, cioè, produrrebbero circa 100 milioni di fatturato, 3500 posti di lavoro tra fissi e stagionali, 10.000 clienti ciascuno su base annua, pari a 125.000 nuovi clienti per questa città. Questi numeri significano raddoppiare gli attuali flussi turistici a Catania, con un conseguente importante impatto sui tassi di occupazione degli alberghi, di utilizzo dei taxi e di offerta di nuovi servizi e vendita di prodotti.
Progressivamente, il water front, grazie a questa molla iniziale, porterebbe ad un progressivo ripensamento dello spazio, con la trasformazione dell'uso di qualsiasi immobile che insista nel raggio di 200 metri dal mare.
Questa ipotesi comporta il progressivo aumento dei flussi turistici e della trasformazione della città. In dieci anni, Catania dovrebbe arrivare a tre milioni di turisti l'anno, pari a circa 30 volte gli attuali flussi, serviti da non meno di 5000 imprese con un fatturato complessivo di 1,8 miliardi di Euro, con un'occupazione di 30.000 persone.
A questo punto, ipotizzando che questo scenario sia quello che inseguiamo, possiamo dire che servono alcune azioni:
1)difesa dell'ambiente in chiave di sviluppo turistico a vantaggio non dell'etica valoriale astratta, ma di difesa dell'interesse diretto e immediato delle circa 60.000 famiglie (circa un terzo della città) che in prospettiva vivranno di turismo e indotto.
2)Vie di comunicazione capaci di assorbire questi flussi e rendere possibili o addirittura piacevoli gli spostamenti;
3)Trasparenza del servizi e delle tariffe;
4)Enti locali che supportino ed animino questi processi con politiche virtuose;
5)Consapevolezza diffusa sul futuro che ci aspetta;
6)Solidarietà e ripensamento dello Stato sociale in attesa di realizzare questi progetti e capaci di coinvolgere la cittadinanza.
Rispetto a queste azioni, non esaustive, qual è la situazione attuale?

Lontana da queste esigenze.
Un paio di giorni fa, Adoc ha diramato una nota nella quale spiegava che aveva interpellato Azienda Sanitaria e Capitaneria di Porto per sapere quali fossero gli orientamenti in merito alla tutela ambientale e della fruizione del mare. Non avendo ricevuto risposta, abbiamo dato prova di testardaggine e abbiamo fatto un comunicato stampa dando le nostre impressioni, ovvero che non credevamo possibile che la giostra dello scarico a mare dei liquami per otto mesi l'anno, salvo ostruzione di parte dei canali che raggiungono il mare durante i mesi estivi, potesse tenere al riparo le spiagge catanesi e l'ambiente circostante al riparo da forme di inquinamento da indagare.
La risposta alle nostre affermazioni arriva da un ex direttore all'ecologia del Comune che conferma nella sostanza tutte le premesse dalle quali ci siamo mossi per poi concluedere che sia falso che ci sia qualcosa che non va. Anzi, il nostro mare è perfetto tranne in corrispondenza dei corsi d'acqua. Considerato che la zona industriale catanese si chiama Pantano e che sotto la città ci sono torrenti che nessuno sa da dove arrivino, la cosa non fa stare tranquilli. Ma per il Comune di Catania tutto ciò è falso. Non improbabile, falso.
Noi non possiamo essere soddisfatti di una simile risposta. In fondo, chiediamo solo che il Comune dopo qualche decennio si attivi per fare usare ai catanesi il depuratore di cui questa città è dotata da decenni, pur se inutilmente, considerato che il 60% del territorio comunale non è servito da questa opera e non si sa dove scarichi i propri liquami.
La stessa ignoranza vale per gli scarichi delle imprese indiustriali, con l'eccezione dell grandi aziende.
Le nostre proposte per rendere fattibile questo programme sono quindi:
1)smetterla di nascondere la verità;
2)Definizione degli obiettivi concreti
3)Realizzare un piano economico e sociale di sviluppo
4)Coinvolgimento della città con un'assegnazione preventiva degli spazi per la microimpresa, evitando come la peste la gestione centralizzata attraverso macrostrutture private;
5)Condivisione di un protocollo di trasparenza e legalità commerciale e dei servizi;
6)Formule di solidarietà extra-lavoro a tutela del mercato e non contro di esso.

Sull'ultimo punto crediamo si possa fare un sessione specifica degli Stati Generali, ma siamo disponibili anche ad un incontro operativo ristretto per avviare alcune idee che abbiamo già elaborato.

1 commento:

  1. Intanto facciamo chiarezza una volta per tutte. Il COMUNE DI CATANIA è senza SOLDI, e non riesce a pagare le opere pubbliche che sono in cantiere.
    Tutto questo a discapito di noi poveri cittadini che paghiamo inesorabilmente tutto.
    Difatti il Comune per fare cassa adotta le seguenti strategie:
    - Utilizzo indiscriminato della tanto amata SERIT;
    - Utilizzo indiscriminato di multe con ganasce, per cui l'ignaro cittadino per poter circolare deve sborsare i soldi per aver tolte le ganasce, e poi si paga la multa;
    - Utilizzo indiscriminato delle striscie blu, contravvenendo al disposto di legge che oltre alle striscie blu ci devono essere striscie bianche non a pagamento;
    - L'uso indiscriminato di SOSTARE al di sopra della legalità che stà diventando l'incubo di noi poveri Catanesi onesti.
    - E per finire l'incubo TARSU, di una città che a livello di pulizia fa veramente pietà.
    Credo che tutte le associazioni dei consumatori di questa città si uniscano insieme per combattere tutti questi abusi che il Nostro Comune attua giornalmente nei NOSTRI confronti
    E' una vergogna, ed è ora di muoversi la gente è esausta. E solo Voi potete e dovete difendere a voce alta i nostri calpestati diritti.

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